Il tempo felice, libretto, Napoli, 1735

 PARTE PRIMA
 
 
 Campagna con mare. Notte serena con luna e stelle nel cielo.
 
 TEMPO, indi FORTUNA e poi MERCURIO
 
 TEMPO
 E pur chi 'l crederia? Quel veglio io sono,
 al cui temuto impero
 tutto l'orbe soggiace: io son quel desso,
 che distruggo le moli, i bronzi, i marmi;
5ed ove fia, ch'io m'armi
 di quel sommo poder, che mi ha concesso
 l'eterno Giove, anniento, e in poca terra
 le città cangio più famose e chiare,
 mando i regni sotterra,
10le imprese oscuro memorande e rare,
 e degli eroi cancello il grido e 'l nome.
 Saturno io son, che Tempo il mondo appella.
 Io misura del moto, io legge e norma
 a la stagion più fredda, a la più bella:
15io 'nsomma quel, che vinco al corso, al volo
 ogni cervo, ogni uccello e 'l vento istesso;
 e tal, chi ben ravvisa
 l'irsuto mento e l'imbianchite chiome,
 gli omeri alati e tutte l'altre insegne,
20mi discerne e divisa.
 Or però non so come
 avvilito e depresso,
 e per qual mai destino ignoto e nuovo
 l'usata forza e 'l mio vigor natio
25sento quasi mancarmi,
 ed a gran pena muovo
 il tardo piede e le spossate membra;
 talché da quel ch'io son, da quel ch'io fui,
 altro avvien, che rassembri agli occhi altrui.
 
30   Ov'è dell'anima
 lo spirto altiero;
 ov'è il primiero
 saldo vigor?
 
    La mia rovina
35se 'l ciel destina,
 il mondo intero
 cadrà pria vittima
 del mio furor.
 
 Ma che parlo, e che dico?
40Folle, e non sento a pruova,
 ch'inaspettata e nuova
 gioia prepara il ciel? Il ciel che amico
 or mi favella al core, e a poco a poco
 sgombrando l'atra nebbia, che 'l rendea
45infievolito e lasso,
 par che mi dica: «Prendi omai coraggio:
 lascia il timor, ti serbo oggi a gran cose.
 Sarai beato, e teco il mondo ancora,
 ma non è giunta l'ora;
50attendi, e vedrai pur le rare ascose
 opre, che colassù disegna il Fato».
 I vostri arcani, o dei,
 io riverente adoro,
 e agli eterni voler soggetto i miei.
55Sopra d'un sasso intanto
 in quest'amena riva,
 mentre Diana i suoi destrier notturni
 va guidando per l'etra, io vo' giacermi;
 che o giaccio, o vado, o in luoghi alpestri ed ermi,
60chi mi misura l'ore ho sempre accanto. (Si pone in terra appoggiato ad un sasso, quasi in atto di dormire. FORTUNA nel mare sopra d’un carro tirato da’ delfini, accompagnata da ninfe e tritoni)
 FORTUNA
 
    Se dove io volga il piede,
 o in questa o in quella parte,
 tosto il dolor si parte,
 tosto il piacer si vede
65per tutto trionfar.
 
    Che sarà in questo giorno
 in così lieta sponda,
 che in terra, in ciel, nell'onda
 io odo intorno intorno
70la gioia risuonar?
 
 Care ninfe e tritoni,
 al luogo avventurato
 io già pervenni, ove mi chiama il Fato:
 il Fato, ch'alti arcani in seno asconde,
75che sin qua mi nasconde.
 Itene intanto voi
 pe 'l vasto ondoso regno,
 e di gioia novella empite intorno
 in quest'amico giorno il mar sereno:
80ogni spiaggia, ogni speco ed ogni lido
 suoni di vostre voci al lieto grido. (Qui la Fortuna scende in terra, e le ninfe e tritoni facendo una brieve sinfonia si partono)
 O che giulivo aspetto
 dimostra il ciel, di quante ardenti stelle
 ricuopre il manto, e 'l dolce venticello
85con soave susurro increspa l'onda,
 talché al presagio, ond'ho ripieno il petto,
 sembra che il tutto arrida oggi, e risponda. (Si volta, e vede il Tempo disteso a terra)
 Ma non è quegli il Tempo?
 Come sì neghittoso egli sen giace!
90O veglio edace, o più di Borea e d'Austro
 veloce e snello ergi la bianca chioma.
 Qual mai pensier t'opprime, e qual t'assonna?
 Sappi (s'è ver ciò, che nel cor mi sento)
 che di un più bel contento
95non mai forsi gioir si vide il mondo,
 com'or vedrassi in quest'amico cielo,
 in cui splendono gli astri i più benigni.
 E tu, che in ogni impresa,
 cui mi prefisse il gran voler di Giove,
100che qua mi trasse, avrai fido a seguirmi,
 d'ozio e sonno or ti pasci? Il corso usato
 desto riprendi più veloce e scarco,
 perché 'l promesso disegnato bene
 abbia l'effetto suo dolce e bramato.
 TEMPO
105Cotanto scioperato e sonnacchioso,
 o dispensiera degli erari immensi,
 mi credi e pensi? e qual giammai riposo
 può darsi al Tempo? e non sai ben, ch'io solo
 sempre mai vegghio, e all'universo intendo?
110Che se per poco ancora il correr mio
 si restasse unquemai,
 non più del Sol vedrebbe il mondo i rai.
 
    Io do moto agli astri, ai cieli,
 ed alterno i caldi, i geli:
115io conduco al mare in seno
 il torrente e 'l fiumicel.
 
    Per me spira il zeffiretto,
 per me vola l'augelletto,
 di novelli fiori adorno
120per me fassi il praticel.
 
 FORTUNA
 Dunque perché stai così pigro, e lento
 fuor del costume, a guisa d'uom cui preme
 cura grave, e molesto, e duro affanno?
 TEMPO
 O dea, ch'oltre del mar stendi l'impero,
125gran cose anch'io nel seno ampio e profondo
 veggo del Fato, e ad eseguir gran cose
 e rare, e portentose,
 un novello vigor, che in me si desta,
 ali nuove mi appresta; e pur non posso
130gir oltra un varco al gran diletto incontro;
 e che mai fia non so, né ben comprendo.
 O che a vita miglior ritorna il mondo,
 o che si rinnovella,
 se l'oscura del ciel favella intendo:
135non scerno ancor però, s'io tema o speri.
 Fra l'incerta speranza e fra 'l timore
 meraviglia non fia, se dubbio ho il core.
 FORTUNA
 Deponi ogni spavento, ogni dubbiezza.
 Ben ci convien sperare,
140che son fausti gli auspici:
 e forsi i dì felici
 tornar vedransi in sì diletta sponda.
 TEMPO
 Tanto lece aspettar, s'unqua risponda
 al bel presagio il sospirato effetto;
145anzi ancor con diletto ornarsi il Sole
 vedrem di nuova luce:
 a noi però del Fato
 non è dato saper gl'intimi arcani;
 e fin che l'alta idea rimansi oscura,
150chi mai ci rassicura?
 FORTUNA
 Noi siam ministri suoi;
 egli faccia di noi, come a lui piace.
 
    Se si desta la tempesta,
 allor pallido il nocchiero
155teme presso il naufragar.
 
    Ma se dolce aura feconda
 muova l'onda,
 ogni cura messa in bando,
 sulla prora lieto e altero
160va cantando e solca il mar.
 
 TEMPO
 Sano è 'l consiglio tuo; e più s'io pensi,
 ch'avendo te dappresso
 bella, lieta e ridente,
 esser dovrà felice ogni successo.
165Ma per tua fé, s'a me convien saperlo,
 come ti conducesti in questo lido,
 lasciando il mare infido?
 FORTUNA
 Forte impulso del cielo,
 sotto la scorta di propizia stella,
170qua mi condusse; e con favella ignota
 qua mi prescrive, ch'io rimanga immota.
 TEMPO
 Questo soggiorno adunque
 oggi egli lo destina a grandi imprese!
 Tu che farai, Fortuna?
 FORTUNA
175Non ho voler; farò quel che si vuole
 lassù, dove voler tutto si puole.
 TEMPO
 Come non hai voler? Quando a te piace,
 capricciosa ed audace
 nieghi a' più degni, ed a' men degni poi
180concedi il tuo favor, larga dispensi
 le tue molte ricchezze, i doni tuoi;
 ove che colassù si libra il merto.
 FORTUNA
 L'ordin dell'alta provvidenza eterna
 tropp'è profondo e oscuro,
185né a te lece spiarlo.
 Né colui che par giusto è sempre tale,
 né quel che saggio è saggio: arbor talora
 sotto la verde scorza asconde il tarlo.
 E poi non sempre io lor così benigna
190son, com'altri si crede, e forsi ancora
 quindi vengono a trar maggior rovina.
 TEMPO
 Tu se' scaltra abbastanza,
 e sai vestir la tua cieca incostanza;
 agio avrem forsi di parlarne altrove.
195Un pensier più profondo or l'alma ingombra;
 ch'ogn'indugio m'è grave:
 e vorrei ben, che mi si aprisse omai
 ciò che seguir dovrà, e ciò che in noi
 con insolita voce il ciel ragiona.
 FORTUNA
200Minor non è la brama,
 che calda il cor m'incende,
 e se chiaro non fassi il gran mistero,
 giammai non avrà possa il mio pensiero.
 Te, supremo tonante, invoco, e imploro:
205tu cortese disvela
 le nuove meraviglie, ond'hai fecondo
 il seno, e largo al mondo oggi prometti,
 tu fa' ch'omai sappiamo
 ciò che noi fidi or adempir dobbiamo.
 TEMPO
210D'Atlante il gran nipote, il dio Mercurio,
 che penetrar nel più secreto fondo
 sa de' decreti eterni, egli potrebbe
 farci lieti e beati,
 e soddisfar le nostre voglie appieno.
 FORTUNA
215Ti apponi al ver; su via dunque divoti
 entrambi a lui porgiamo i nostri voti.
 TEMPO
 Che pro? egli già fu, che tra' mortali
 volontario e' discese, ove di Giove
 l'alto voler così prescrisse, e volle.
220Ma attendi; io veggo in su gli empirei chiostri
 come un fulgor, che intorno l'aria accende,
 e veloce ver noi vola e discende.
 Ivi lo sguardo affissa, or ch'è più presso;
 ch'appunto egli mi sembra.
 FORTUNA
                                                     Egli è pur desso. (Qui cala a volo Mercurio)
 MERCURIO
 
225   Lungi lo sdegno,
 l'ira e la guerra,
 ch'or viene in terra
 la mia deità.
 
    A gloria e onore
230del dio d'amore,
 dall'alto regno
 discesi io qua.
 
 FORTUNA
 O apportator di pace,
 conciliator degli uomini co' dei,
235se 'l gran comun desire
 cortese prevenendo a noi venisti,
 chi fia giammai, che renda
 dovuto premio a tua mercé? Tu i tristi
 dubbi pensier disgombri, e l'alta speme
240rinforzi, e 'l petto insieme
 di novella allegrezza omai ricolmi.
 MERCURIO
 Ben richiedea quella sublime impresa,
 ch'oggi disegna il cielo,
 che venisse qui in terra anche il mio nume;
245ma l'ardente desio,
 che voi mostraste, e quel voler sì pronto
 di far, ciò che da voi vuole il destino,
 mosse l'eterno Giove; il qual v'unio
 entrambi oggi a grand'uopo, e a voi mandommi:
250perché vi manifesti
 ch'ella con teco, e tu con lei congiunto,
 dovrete in questo punto avventuroso
 tal dovizia apportar di be' contenti
 intorno a così eletto amico lido,
255che sgombra d'ogni affanno e cure e stenti,
 in placido riposo
 godendo, ogni alma avrà qui sempre accanto
 riso e piacere; e ne fia vostro il vanto.
 TEMPO
 Avrò dunque il diletto
260di ripigliar quel mio beato corso
 dell'aurea al mondo sospirata etade?
 FORTUNA
 Nol dissi io già, ch'eran felici e lieti
 gli auguri? Il mar non mai,
 quando tranquillo appar, s'infuria e freme.
 MERCURIO
265Sì sì, paga n'andrà la vostra speme;
 e 'l ciel vedrassi onusto
 di cotante, e sì rare maraviglie,
 ch'a lo stupor s'innarcheran le ciglie.
 
    Vedrete a Teti in seno
270scherzar la dolce auretta,
 la vaga mammoletta
 dal suo già secco stelo
 vedrete rifiorir.
 
    Di doppia luce adorno
275vedrete il nuovo giorno,
 e 'l sol più chiaro in cielo
 vedrete comparir.
 
 TEMPO
 O nume eccelso, poiché a noi di tanto
 fosti largo e benigno,
280non ti rincresca aprir l'alta cagione
 di così gran ventura,
 e donde il grande autor della natura,
 si muova, a dispensar bene cotanto.
 FORTUNA
 Non fia giammai, che nieghi
285tu, che 'l sai, tu che 'l puoi, tu che di Giove
 nel riposto pensier entri sovente,
 de la suprema mente
 ridirne chiara e aperta
 l'occulta nuova idea, e qual sovrana
290opra fornir disegna.
 MERCURIO
                                       Oltra non posso
 parlar, né deggio; or or ritorno a voi,
 e 'l tutto allora poi chiaro saprete. (Mercurio va per partire, Tempo lo ritiene)
 TEMPO
 No, non resti vana
 nostra preghiera, e quel propizio influsso,
295che penne all'ali tue ver noi ti aggiunse,
 ti sciolga omai la lingua,
 perché in tutto si estingua, e resti appieno
 satollo il desir nostro.
 MERCURIO
 Non andrà lungi il gran momento, in cui
300dee farsi conto al mondo
 d'un sì profondo e portentoso arcano,
 il divino disegno.
 FORTUNA
 E tu, ch'or vieni dal celeste regno
 non puoi renderlo a noi palese e piano?
 MERCURIO
305Mel contende il gran Giove; a me non lice,
 finché giunta non sia l'ora felice. (Parte)
 TEMPO
 Così dunque ci lasci in abbandono
 a nostre voglie ardenti,
 amareggiando tutt'i be' contenti?
 FORTUNA
 
310   O celeste messaggiere,
 fido interprete di Giove,
 che ripruove
 desti ognor di tuo potere:
 
 TEMPO
 
    O di Maia eccelso figlio,
315d'eloquenza o eletto nume,
 ch'hai in costume
 disserrar l'alto consiglio:
 
 A DUE
 
 torna, arreca il bel piacer.
 
 FORTUNA
 
    Di novelli e rari onori,
320di tesori
 colmerò gli altari tuoi,
 se benigno or a' mie' prieghi
 tu ti pieghi;
 
 TEMPO
 
    Il tuo tempio salvo e illeso
325e difeso
 terrò sempre dal mio dente.
 Cadrà Apollo, cadrà Marte,
 ma vivrai tu in ogni parte;
 
 A DUE
 
 se secondi il mio voler.
 
 Fine della prima parte